I "12 MESI"
E LA "REGINELLA"


Singolari manifestazioni della cultura contadina


Le manifestazioni di più elevato tenore artistico prodotte, nel corso del Novecento, dalla cultura contadina in Amorosi sono state fondamentalmente due :
"La Reginella" e "I Dodici Mesi".

LA REGINELLA

Era una vera e propria rappresentazione teatrale, con circa 22 personaggi-attori, che, spostandosi a piedi per le diverse vie del paese, si soffermavano in piazza e negli slarghi disponibili per attuare la loro recita.
Introdotta in Amorosi dal Sig. Rocco Ferrucci, "La Reginella" fu rappresentata per la prima volta nel 1949 e, nella sua stesura definitiva ed immutata, fu replicata ogni anno fino al 1955. Venne in seguito ripresa dal Sig. Giuseppe Ferrucci, figlio di Rocco, e riproposta con la stessa struttura fino all'ultima edizione del l994.
La recita aveva uno schema semplice con scambi di battute, per lo più di tono comico, tra i vari personaggi ( tutti gli attori venivano presi nell'ambito della vasta famiglia Ferrucci).
I personaggi più importanti dell'opera erano : il Mago, che era anche il capo della recita, il Re e la Regina, la Reginella con Pulcinella, Bruto e Satanas.
La trama era incentrata su un intrigo di Corte che prendeva le mosse dalla fuga d'amore della Reginella con Pulcinella. A questo punto interveniva la Regina che avrebbe voluto far perire la figlia per tacitare lo scandalo. Ci si rivolgeva allora al Mago, perchè si adoperasse con le sue arti per riportare la figlia del Re a casa e sulla retta via. La conclusione dell'intreccio di "magia e guai di famiglia" era ovviamente esilarante ed a a lieto fine.
La recita si teneva nel periodo di Carnevale come svago e divertimento della comunità.
"La Reginella" era in effetti la trasposizione sceneggiata di un " cunto ", cioè di una fiaba popolare con famiglia regnante, maghi, fate, prove di destrezza e finale alla " vissero felici e contenti ".
Una storia del tutto fantastica con un intento pratico : coinvolgere nelle situazioni critiche dell'esistenza anche coloro che sembrano sfuggire ai problemi del quotidiano. La condizione del Re e della sua famiglia è universalmente considerata invidiabile : non lavorano, non hanno preoccupazioni, sono serviti e riveriti. Nella recita invece si narra di potenti che subiscono amarezze e fastidi, allo stesso modo dei contadini che si ammazzano di lavoro per campare e sono padroni solo della speranza di un futuro migliore.

I DODICI MESI

Questa tradizione antichissima fu ripresa in Amorosi dal Sig. Rocco Ferrucci negli anni
1925/1926 dopo un trentennio circa di sospensione. Infatti le origini della rappresentazione si perdono nel secolo scorso, intorno al 1850. Un notevole impulso a riproporre i Dodici Mesi nel dopoguerra fu dato nel 1954 dal Sig. Giuseppe Ferrucci, figlio di Rocco, che ne ha curato l'allestimento scenografico, i testi, i costumi e la regia.
La rappresentazione, corteo a cavallo dei  " Dodici Mesi ", è stata realizzata ininterrottamente fino al 1995, sempre coordinata dal Sig. Giuseppe Ferrucci, con la partecipazione interpretativa di quasi tutti i componenti della numerosa famiglia  Ferrucci e delle persone imparentate con essa.
La manifestazione si è sempre tenuta l'ultimo giorno di Carnevale.
Ogni Mese veniva rappresentava con una breve recita e motti arguti le qualità del suo periodo: Gennaio era il Mese del freddo e delle gelate; Febbraio era quello della potatura degli alberi e delle vigne; Marzo era indicato per i lavori del pecoraio; Aprile, una gentile signorina vestita da sposa, era il mese portatore dei fiori; Maggio biondo cavaliere della sposa; Giugno il mietitore; Luglio con la farina già prodotta; il Dottor Agosto impersonava il Medico con i suoi rimedi semplici ed efficaci; Settembre portava la cesta con i " fichi mosci"; Ottobre era il vendemmiatore col suo bel barilotto sotto braccio; Novembre il seminatore; Dicembre presentava il fuso per filare la lana e la salsiccia dei maiali macellati in questo periodo.
In aggiunta ai Dodici Mesi c'era la maschera di Pulcinella o Carnevale che concludeva la sceneggiata con battute allegre.
Tutta la recita era coordinata da un presentatore in divisa di Milite o, molto spesso, da Maresciallo.
All'epoca della rappresentazione, il popolo era molto attento alla corretta esecuzione del corteo, alla bravura degli attori ed alla perfetta riuscita dello spettacolo, perchè credeva di poter individuare segnali utili a prevedere condizioni meteorologiche, quantità e qualità dei raccolti e, in generale, il buon andamento dell'annata.
In effetti
la manifestazione non si discostava dai canoni dei rituali propiziatori, tanto diffusi in altre parti d'Italia, ed aveva inoltre, per alcuni "esperti delle cose", una valenza divinatoria che potesse infondere maggiore serenità a chi faticosamente  viveva quasi esclusivamente dei frutti delle campagne.

HOME PAGE